venerdì 21 novembre 2008

La nostra idea di pace




"La nostra idea di pace"
in questi giorni e' anche nelle corsie del
Centro Salam. Una babele di lingue, etnie, storie, un vociare di bambini che corrono per i corridoi facendo impazzire tutti. Eritrei, etiopi, sudanesi, centrafricani e, tra poco, sierraleonesi e ruandesi.

Il Centro Salam e' ormai in grado di effettuare quattro interventi quotidiani e l'ospedale e' in un fermento indescrivibile.

Vado a trovare Fanne', la bimba centrafricana che avevo accompagnato all'aeroporto lo scorso settembre; e' appena stata operata. Sta bene ma si muove ancora con difficolta', ostacolata dai drenaggi e dalla ferita fresca dell'operazione. Viene da un piccolo villaggio alla periferia di Bangui, parla soltanto Sango (la lingua del Centrafrica), ma il suo sorriso le e' sufficiente a farsi capire. La sua malattia e' stata scoperta per caso da un medico locale e per caso ha potuto imboccare la via del Salam.

Il Centrafrica a una bambina malata come
Fanne' non avrebbe potuto offrire alcuna possibilita' di cura.

La saluto in sango: "Baramo'!". E' felice di sentire una parola a lei
familiare e risponde in un arabo stentato: "Tamam" (tutto bene). E' il gioco di tutti i giorni, poi il nostro dialogo verbale si ferma qui per lasciare spazio ai gesti. Mi prende per mano e mi accompagna a fare una passeggiata per il corridoio della corsia. Saluta quelli che incontra stringendo la mano e ringraziandoli, quasi a volermi dimostrare che conosce tutti in ospedale. Con gli altri bambini ricoverati comunica a sorrisi, le basta.

Chissa' che cosa le passa per la mente, chissa' come appare questo posto a lei che proviene dal centro dell'Africa, da uno dei paesi piu' poveri del mondo dove esistono due cardiologi per quattro milioni di abitanti e nemmeno un ecografo.

La sua e' una delle mille storie di questo ospedale e ha una sola cosa in comune con tutte le altre: per Fanne' questa e' l'unica opportunita' di vita contro un destino segnato.

"La nostra idea di pace" e' tutta qui: in questo pezzo d'Africa in via
di guarigione.




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Fonte: Emergency


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