martedì 13 maggio 2008

Sepolti Vivi


Diceva Franco Basaglia: "Una cosa è considerare il problema una crisi, e una cosa è considerarlo una diagnosi, perché la diagnosi è un oggetto, la crisi è una soggettività". Ed ancora: "La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla".

Il manicomio spersonalizza, annienta ogni individualità: il soggetto, privato di ogni effetto, abitudine e libertà personale, diviene un oggetto e in quanto tale viene trattato. Sarebbe invece opportuno accompagnare la persona in un processo di conoscenza e comprensione della propria soggettività per meglio viverla. Pur essendo orgogliosi di vivere nell'unico paese al mondo senza manicomi purtroppo dobbiamo continuare a parlare del manicomio usando il tempo presente in quanto non possiamo ignorare che ancora oggi anche nel nostro territorio vengano utilizzate in alcune strutture private ma anche pubbliche metodi di contenzione, pesanti terapie farmacologiche ed elettroshock. Sono trascorsi esattamente 30 anni dal 13 Maggio 1978 - data dell'approvazione della legge 180 (detta legge Basaglia) che sancì la chiusura dei manicomi - e vogliamo ricordare tutti coloro che hanno subito l'orrore del manicomio attraverso le parole di Alda Merini che come molti altri grandi artisti (Dino Campana, Vincent Van Gogh, Friedrich Nietzsche, Antonio Ligabue, Claudine Claudel, Paulo Coelho, Ernest Hemingway, Robert Schumann, David Helfgott) ha vissuto l'esperienza manicomiale in prima persona.


"Ma il giorno che ci apersero
i cancelli,
che potemmo
toccarle con le mani quelle
rose
stupende, che potemmo finalmente
inebriarci del lor
destino di fiori.

Divine, lussureggianti rose!

Non avrei potuto scrivere in quel
momento nulla che
riguardasse i fiori
perchè io stessa
ero diventata un fiore,
io stessa
avevo un gambo e una linfa"

Alda Merini


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